domenica 16 febbraio 2014

Il Diario di Eddie: IV Post.


Data: Ancora con sta menata!
Ora: sempre quella più buia.

Caro free Gates,
come ti dicevo ieri, oggi voglio raccontarti in che modo i miei ex colleghi, sono diventati le bestie che nel piazzale fanno la guardia all'installazione.

Il primo che ti presento è Antonio Benedetti, tecnico informatico pure lui; pugliese di nascita ma lombardo di adozione.
Tipo in gamba, almeno sul lavoro, chiuso nei rapporti interpersonali. Con lui riuscivo solo a parlare di computer, reti, crittografia e firewall; per il resto viveva le sue giornate tra i computer e la branda, dove passava ore ed ore chattare con la fidanzata.
Il secondo, altro tecnico informatico, si chiama (chiamava?) Giuseppe Piras, sardo. Essere fenomenale, sempre pronto alla battuta, cordiale, faceva gruppo, insomma il “pagliaccio” della compagnia, ma che di computer non capiva una emerita cippa. Non capisco come possano averlo assunto, affibbiandogli il titolo di tecnico. Però ragazzi che socio di bevute!
Gli altri erano 3 militari americani, Smith, Lukas, e Clayton dei quali posso dirti solo che, due erano gli addetti alle telecomunicazioni militari, e Smith il capo meccanico. Questi tre fitusi facevano vita a parte. Non avevano con noi nessun tipo di rapporto se non quello lavorativo. Il capo meccanico, che era anche il più alto in grado, ci parlava solo per dare ordini.
Mi stava proprio sui gabbasisi quel fetente, scontroso come pochi, guardava noi tre dall'alto verso il basso, come se fossimo delle merde. Stu figghiu e bottana!
Pero, in tutta onestà, dove dire che erano veramente bravi nelle loro cose, montavano la guardia, a turno, e sapevano cosa fare in ogni occasione.
Una volta abbiamo respinto un assalto di alcuni disperati, che si erano improvvisati predoni, senza problemi. No scusa … loro hanno respinto l'assalto, perché io non ho fatto proprio niente.
Dopo che i militari della base erano andati via col loro capo in testa, noi abbiamo chiuso le porte ed impedito, come disposto, a chiunque di entrare. Prima che la piaga si estendesse così capillarmente, erano tanti i disperati che “bussavano” alla porta per essere accolti e puntualmente, quel bastardo di Smith, senza nessuna pietà diceva:
se entro 10 secondi non vi allontanate, apriremo il fuoco”, per essere credibile sparava un paio di colpi, vicino ai piedi di quelle persone. A nulla serviva il nostro protestare, lui riteneva che gli ordini andavano eseguiti. Punto.
Quando invece si sono presentati i primi infetti, la questione si è fatta più tesa, perché gli zombie seguivano i vivi. Ma lui non faceva entrare nessuno. Anche se i vivi imploravano, promettendo di esaudire ogni volontà nostra e le donne si offrivano come giochi sessuali, lui rispondeva sempre con “fuck”. Era proprio una bestia.
Ti evito i racconti delle stragi che gli zombie hanno fatto sotto le nostre porte, e noi lì a guardare.
Una volta sono stato così male per un episodio che ho affrontato lo scemo, rimediandoci un occhio nero, e la promessa che se la questione si fosse ripresentata, sarei stato giustiziato come disertore immediatamente sul posto. Quel gran figlio di una madre sconosciuta si era anche erto a giudice e giuria.
L'episodio che ha scatenato la mia sortita, è stata la ennesima strage che abbiamo visto. Solo che questa volta nel gruppo di disperati alle nostre porte, c'erano alcuni bambini. Non ha avuto pietà neanche per quelli. Quando le madri si sono rese conto che ormai erano spacciati, che non sarebbero riuscire ne ad entrare ne a scappare, hanno voltato il loro figli nella nostra direzione richiamandoci, per assicurarsi che gli prestassimo attenzione, e poi gli hanno uccisi, maledicendoci. Chi li strangolava, chi li tagliava la gola.
Una visione orribile vedere una madre uccidere il proprio figlio, come un tragico atto d'amore. Una morte sicuramente più veloce di quella che li avrebbe attesi da lì a poco. Ricordo come se fossero ancora qui, le urla di maledizione delle madri; soprattutto ho ancora in mente gli occhi dei bambini. Spalancati, increduli per quello che, coloro che avrebbero dovuti proteggerli, gli stavano facendo. Il loro pianto lo sento continuamente; il loro “... no mamma ti prego, non lo faccio più … mamma mi stai facendo male … aiuto papà … ” mi tormentano. Ma a quel fottutissimo americano non gli importava nulla. Gli ordini erano ordini.
Mi chiedo se c'è un limite oltre il quale il dovere deve essere messo da parte, e deve subentrare un altro tipo di valore. Quale è il limite che occorre oltrepassare per smettere di essere soldati, tecnici, medici, notai, avvocati, ed iniziare ad essere umani?
Di fronte a quella scena sono corso giù, tentando di aprire le porte; se solo fossi riuscito a salvarne anche solo uno di quei disperati, mi sarei sentito un dio. Ma quel fetente mi è saltato addosso, e me ne ha date tante. Poi, forse, visto che mi sarei fatto ammazzare, piuttosto che permettere che continuasse quanto stava succedendo la fuori, l'americano mi ha ammanettato, ed ha gridato agli altri soldati “Slay them. Let us help them, to die quickly ...”. Ho sentito colpi di arma da fuoco cadenzati. Ad ogni colpo, le grida e i pianti diminuivano. Mio Dio cosa abbiamo fatto!
Erano giorni ormai che si presntavano sempre meno vivi, alla base. La presenza degli infetti al contrario aumentava esponenzionalmente e spesso tra i morti, riconoscevo qualcuno che, giorni prima, era venuto a chiedere aiuto e che gli era stato rifiutato. Che volesse vendicarsi?
Un giorno si presenta un militare, almeno così sembrava dalla divisa, che urla degli ordini a Smith, con una parola d'ordine. Quel bastardone lo fa entare!
Ci sice che è un ufficiale, ed era di stanza in una base aerea semisegreta vicino a Novara. Quando l'installazione è caduta, via radio si è sentito con il convoglio che era partito di qua, e il capoccia in persona gli aveva dato la parola d'ordine che aveva comunicato a smith prima di partire. Tra le varie consegne c'era quella di fare entrare chiunque avesse riferito qualla parola.
Nessuno di noi si era reso conto che il tizio fosse ferito ad un braccio!
L'ospite passava tutto il suo tempo con i militari e quando ci avvicinavamo, cambiavano sempre discorso, chissà cosa si dicevano.
Dopo due giorni una notte, l'ufficiale iniziò a stare male, febbre, convulsioni, vomito. Solo allora ci rendemmo conto della ferita sul braccio, un morso, che aveva strappato pezzi di carne. La ferita era nera su bordi, e grondava una specie di liquido che sembrava pus, solo molto più scuro. Il terzo giorno la situazione è precipitata. Il nuovo venuto sembrava morto. Noi eravamo insieme al suo cadavere in una camerata, per decidere che farne del corpo. Improvvisamente l'ufficiale si è alzato e ci ha aggredito. La lotta è stata furibonda, lui tentava di azzannare chiunque gli capitasse a tiro.
Alla fine per una botta di culo, Smith gli tira un calcio allo sterno e lo manda a sbattere contro lo spigolo di una branda, fracassandogli la testa. Non si è più rialzato!
Alla fine tutti gli altri, tranne io, erano stati morsi, in maniera più o meno grave.
In quel momento ho rivisto davanti ai miei occhi scene dei film di Romero, dove chi veniva morso si infettava. Non ho detto nulla, per evitare che mi facessero la pelle, e sono andato a spulciare tra i file che tu, mio amico computer, avevi nel tuo HD, per cercare qualche conferma.
Quando ho trovato le mail tra il capo di questo posto, e il capo di stato maggiore italiano, le ho fatte leggere a Smith, nella speranza che qual bastardo non desse di matto. Per fortuna ha capito!
Dopo aver cremato il corpo dell'ufficiale untore, abbiamo tirato su delle barricate per isolare il piazzale dal resto della base. Man mano che i ragazzi iniziavano a stare male li portavamo sul piazzale. Smith è stato l'ultimo ad andare, ha sfidato la morte fino alla fine quel gran bastardone.
Lo sai quali sono state le sue ultime parole? “Ora eseguirò gli ordini, di impedire l'accesso in questo posto, per l'eternità ...”.
Ma ti sembra normale? Questi militari sono proprio bruciati!
Spero che la tua eternità sia torturata dalla fame perpetua, brutto assassino figlio di puttana!

Nessun commento:

Posta un commento