giovedì 31 ottobre 2013

CROCIFISSO 5

Ivan e Max decisero di avvicinarsi all'obbiettivo, usando un avanzamento tattico; tale avvicinamento prevedeva di coprire i 360 gradi della loro visuale. Si disposero, schiena contro schiena, ed avanzarono in modo che ognuno di loro potesse avere una visuale di180 gradi, ed evitare sorprese che potessero arrivare, sia dai morti, sia dai probabili vivi che stavano cercando.
L'ambiente in cui si muovevano era il tipico ambiente periferico della provincia di Varese; al limitare delle costruzioni, c'erano campi coltivati intervallati da boscaglia. Ivan e Max si muovevano al limite del bosco, per essere pronti, all'occorrenza di potersi nascondere. Questo percorso, allungava di molto la strada verso l'obiettivo, ma lo meno rendeva il viaggio, almeno teoricamente, più sicuro e meno visibile.
Quando furono nei pressi della provinciale che collega Busto a Castellanza, Ivan alle sue spalle avverti due sbuffi, tsuuu tsuuu, in rapida successione.
Girandosi di scatto e assumendo la posizione di tiro in ginocchio, per ridurre la sagoma del suo corpo all'eventuale nemico, punto la sua arma in direzione del rumore. Vide Max che alzando il braccio al cielo diceva:
"cazzo, funzionano, sti silenziatori funzionano; MacGyver mi fa una pippa", ed esultava come se avesse segnato un goal nella finale di coppa del mondo.
Ivan un po' a capire cosa fosse successo; vide a circa 10 metri da lui due corpi a terra. Si avvicinò e constatò che si trattava di due mostri, un uomo ed una donna, con un buco al centro della fronte.
"Ma sei scemo" esclamò avvicinandosi a Max, "quando cazzo volevi avvisarmi che avevamo alle spalle quelle bestie? quando ci mordevano le chiappe?".
"Dai non fare la donnetta, sono usciti dal bosco tre minuti fa, li ho solo fatti avvicinare a distanza di tiro" sbruffo Max infastidito.
"Se i tuoi silenziatori non funzionavano? siamo a circa 500 mt. dal deposito, ci potevano sentire, brutta testa di cazzo" insistette Ivan e prosegui: "oltre al fatto che ormai siamo in città e qui di morti ce ne sono una infinità, ce li saremmo tirati tutti dietro, se si fosse sentito il botto".

"Dammi tregua, è da tanto che non mi esercito al tiro, ed ero sicuro che i silenziatori avrebbero funzionato " insistette Max, poi dando un leggero buffetto alla spalla di Ivan continuò "però visto che mira, due buchi in fronte a 10 mt. Con un po' di esercizio posso beccare le palle di una mosca in volo". E si lasciò andare in una fragorosa quanto genuina risata.
Scuotendo la testa e sorridendo di rimando Ivan disse "tu sei tutto scemo. Ma tutti io li trovo..".
"Senti MecGyver vai a vedere se ce ne sono altri, io nel frattempo mi guardo in giro e decido la strada da fare. Oh non fare cazzate e non ti allontanare troppo".
"Ok Capo di sto cazzo, vado; tu cerca di trovare una strada breve, perché mi sono rotto le palle di camminare ok?!". Max si girò e cominciò a camminare in direzione dei due corpi.

Quella zona Ivan non la conosceva benissimo, poiché le sua vecchia casa era situata dall'altra parte della città, tuttavia ci passava spesso in auto, quando era solito, con la famiglia, andare al centro commerciale situato in una cittadina situata su quella strada. Sapeva che dovevano percorrere la provinciale senza copertura per un pò, per poi infilarsi nelle stradine dietro al deposito dei monopoli.

Il deposito era una solida costruzione eretto nel ventennio fascista, in pietra con un maestoso portone d'ingresso; le finestre erano situate tutte a tre metri da terra; la forma esterna era rettangolare, di circa 30 metri per 12, e l'altezza era di 5 piani. Non aveva la mini idea ci come fosse fatto l'interno.
Riteneva pertanto, che fosse meglio salire su uno dei moderni palazzi altri 6-7 piani che si trovavano nei dintorni del deposito ed osservare. Sperava di non incontrare,  lungo la strada, ne vivi ne morti.  Pensò che Dio era in debito con lui, e che era ora che iniziasse a sdebitarsi.

Ritornò Max, tirando per il braccio Ivan disse: "Togliamo le tende amico, a circa 400 mt, ci sono una ventina di quei mostri, che avanzano nella nostra direzione, non sembra che cerchino noi, ma non ci scommetterei la vita; Voglio mettere un pò di strada tra noi e loro forza".

martedì 29 ottobre 2013

CROCIFISSO 4

Il viaggio verso l'obbiettivo si è svolto senza problemi, solo poco mostri ma che i due hanno potuto aggirare senza intoppi.
Arrivati all'altezza della vecchia fabbrica petrolchimica di Castellanza, Ivan e Max decidono di nascondere il mezzo e proseguire a piedi. Non volevano certo rischiare di essere visti da qualche vedetta, casomai Macchiavelli non avesse fumato della "maria" poco buona.
"Senti Ivan perché non ci avviciniamo di più all'obbiettivo?" chiese Max, sconsolato.
"Perché se non sono stupidi, e non lo sono visto che sono sopravvissuti fino ad ora, una cazzo di vedetta la hanno certamente. Anche solo per monitorare i mostri nei loro movimenti", rispose Ivan seccato.
"E quindi pensi che ci siano quelle cose i giro?", riprese Max.
"Max, ma tu ci sei nato, o hai studiato per essere così coglione?" Chiese Ivan disegnando sul volto un sorriso a 32 denti; proseguì "credi che siamo nel paese delle meraviglie? Ancora non hai notato che, ovunque ci sia un uomo, quei fottuti mostri sono presenti? Cazzo sembra che sentano la nostra puzza". Concluse guardando la strada di fronte a se.
"Bene, questo volevo sentire", disse Max tirando fuori dallo zaino, due cilindri neri di circa 15 cm;
"E quelli? Che roba è? ...... Aspetta non dirmi che sono due silenziatori!? .... E dove cazzo li hai rubati?"  Esclamò Ivan guardando Max, sul cui volto si era dipinto un sorriso soddisfatto e sornione.
"Li ho fatti io" si vantò Max
"Si certo, ed io sono vergine e fascista" lo schernì Ivan. Max lo guardava deluso e ferito; Ivan conoscendo quello sguardo proseguì "ma dai Max, so che sei stato un NOCS, che sei un artificiere e che ti arrampichi come l'uomo ragno, ma non mi hai mai detto che eri anche un armaiolo";
"È certo che non lo dico! Sai dove finisco se Macchiavelli sapesse che sono armaiolo? ..... Finirei filato a curare, pulire e riparare le armi; mi scorderei le missioni fuori! Forse sono l'unico armaiolo ancora in vita..... Sarei un bene inestimabile, e porca puttana sono ancora giovane per la pensione, per cui fatti i cazzi tuoi e non fiatare con nessuno in merito a questo nostro segreto".

"Ok tranquillo, sarò una tomba; però non fare lo sceriffo, spara solo se necessario, le pallottole valgono più dell'oro, visto che è un prodotto che andrà ad esaurirsi. Dai, basta dire stronzate e muoviamo il culo. ... Socio, Sicut Nox Silentes" disse Ivan mettendosi in cammino.

"Sicut Nox Silentes" rispose Max seguendolo.


lunedì 28 ottobre 2013

CROCIFISSO 3

Ivan e Max, uscirono dall'ufficio del comandante, e si avviarono verso i mezzi. Avevano intenzione di partire subito. La loro zona era distante una 30 di km ed era situata nella zona semicentrale della Città. Per arrivarci senza farsi notare dovevano allungare di circa altri 30 Km, in modo da non dover entrare in città e attraversarla da ovest ad est.
Ivan conosceva bene la zona, infatti quando il mondo era normale, e tutto questa nuova realtà era solo letteratura di film horror, lui viveva a Busto Arsizio. Quando era un semplice poliziotto, in quella città era radicata la sua vita.
Cazzo Max, quella stronza ci manda in bocca ai lupi. Arrivare li e non farsi vedere è un casino, e se ci sono mostri nella zona, non riusciremo a nasconderci come si deve. Porca puttana! era meglio se ci fucilava. Disse Ivan irritato e pensieroso. La sua mente era ritornata, senza il suo consapevole volere, ad una vita spensierata; rivedeva la sua famiglia, una moglie bellissima, premurosa e due figli stupendi, un maschio ed una femmina di 8 e 9 anni, alle prese con la scuola, lo sport e la danza. Riviveva tutto il chiasso che aveva in casa, quando rientrava dal lavoro, le liti infantili tra di loro, i capricci della sua principessa. Sensazioni impresse nella sua anima, stampate a fuoco nel suo cuore.
Cazzo Ivan - lo rimproverò Max - mi fai paura quando ti perdi così improvvisamente.
Lascia stare Max, niente di cui preoccuparsi e niente che non sa in grado di gestire. Forza prepariamo l'attrezzatura e andiamo a fare i piccoli esploratori.

CROCIFISSO 2

Ivan, Macchiavelli ci vuole a rapporto. Disse Alex entrando di corsa nella stanza che Ivan usava come giaciglio.
Me e te? Rispose Ivan
No tutta la squadra; dice che dobbiamo uscireper una missione. Replicò Alex tutto eccitato.
Cazzo, neanche quando sono punito ai cessi posso starmene tranquillo; disse Ivan sospirando.

La squadra, dieci persone, si presentò dal comandante, curiosa di sapere cosa aveva intenzione di fare Macchiavelli.
Il comandante, li squadrò in volto uno alla volta, e quando arrivò ad incrociare lo sguardo di Ivan si soffermò per qualche secondo in più, ricordandogli, come se fossa dotata di telepatia e con la severità dei suoi occhi, che la minaccia fatta, nei giorni precedenti non era stata dimenticata ma, anzi, ora più che mai era confermata e quasi promessa.
Ieri, disse in tono neutro, abbiamo intercettato per caso, comunicazioni via radio, di esseri umani. La comunicazione era disturbata, e faceva riferimento a prede da catturare, che erano nascoste nella città di Busto Arsizio. Si parlava di femmine e bambini, con un piccolo numero di elementi maschili. Ovviamente, riteniamo che possa trattarsi di sopravvisuti nascosti da qualche parte in Busto.Tuttavia, non potendo escludere che possano essere infetti, o peggio ancora ostili, la vostra missione sarà quella di andare in perlustrazione, per osservare e quantificare. Ogni contatto con i soggetti è vietato, ripeto è vietato - rimarcò Macchiavelli guardando Ivan -.
La presenza dei mostri, stando a quanto intercettato, è modesta, ercui non dovreste avere contatti. Ovviamente in caso di necessità, sganciatevi e ritornate alla base. L'uso delle armi è consentito solo in caso di reale necessità.

Detto questo, li congedò, dando loro la zona di perlustrazione. Aveva diviso il territorio di Busto Arsizio in 5 settori. A Ivan e Max Toccò la zona del deposito dei Monopoli.

CROCIFISSO

Il sonno era stato come sempre agitato, non riposante; gli incubi, ormai parte della sua vita, lo lasciavano senza fiato. Sempre sognava di essere circondato dalle creature, che bramavano le sue carni, spalancando le fauci pronti a ghermirlo e assaporare tutta la vita che scorre nelle sue vene, nei suoi organi, pompato da un cuore che aumentava i battiti, impazzito, incontrollabile.
Ogni volta Ivan tentava di reaggire, di lottare per sfuggire ai loro denti, ma innevitabilmente le gambe diventavano pesanti, i movimenti lenti, le più semplici azioni difficoltose, la vista si annebbiava, il terrore aumentava.
Quando, sfinito, rinunciava alla lotta e si abbandonava ad una atroce fine, disperato per aver rinunciato a lottare, si svegliava con un urlo, tutto fradicio di sudore, col cuore ch pompava a mille.
Queste erano le sue notti, i suoi riposi. Gli incubi, oramai, erano parte di lui.

mercoledì 23 ottobre 2013

Comunicazione

Forza ragazzi, chiunque legga. Ditemi qualcosa, criticatemi fatemi capire se sono in grado di andare avanti.

Macchiavelli (2)

A quella affermazione di Ivan, il comandante si incupì, e ritornando di nuovo fredda rispose:
- Esca da questo ufficio Assistente.
Ivan si girò e si avviò verso la porta. Mentre stava abbassando la maniglia per aprire la porta, senti Macchiavelli che disse:
- Sparisca improvvisamente un'altra volta, assistente, e le giuro che farò in modo che sia per causa mia, che il suo nome venga cancellato dall'elenco.
Ivan non credendo a ciò che aveva sentito, si girò per guardarla; il comandante continuò
- Credo di aver pagato abbastanza per la decisione che ho preso 6 anni fa, mi spiace, Dio solo sa quanto, ma non potevo fare diversamente. Non puoi farmela pagare in eterno. Disse con un tono così ferito e triste, che colpì, come una palla di cannone, il cuore di Ivan.

Vedendo il Macchiavelli così esposto e provato, Ivan voleva dire qualcosa, scusarsi, ma lei intuendo, forse, il suo pensiero continuò:
- Fuori di qui, immediatamente, e per un mese, sarai il nuovo custode dei bagni.

Ivan uscì, senza parole e perso nei pensieri si avviò verso il suo giaciglio; finalmente avrebbe riposato e forse, avrebbe rivisto in sogno, una vita che non esisteva più.

Macchiavelli

Ivan si incamminò verso gli uffici della fabbrica, dove era sistemato il centro comando di quella specie di reparto.
Pensava a cosa raccontare al capo, per evitare di pulire i cessi e per riuscire ad andare a letto. Era distrutto.

Non fece in tempo a bussare alla porta dell'ufficio che una voce, proveniente dall'interno, gli intimava di entrare. Seppure la voce era femminile, il tono, freddo secco e perentorio, non lasciava nessuna speranza.

Dio sono fottuto, questa mi sbrana, pensò, e ingoiando la saliva entrò.

-Assistente Zamorano, è un piacere averla di nuovo con noi, le spiacerebbe usarmi la cortesia di dirmi dove è stato in queste 24 ore?

Il primo dirigente Silvana Veneto, era seduta alla sua scrivania, intenta a leggere dei rapporti, parlò senza degnare Ivan di uno sguardo.
Aveva circa 48 anni e da sempre era stato un funzionario di Polizia, ed aveva sempre diretto commissariati di provincia. Nulla di particolarmente esposto alla criminalità; ma tutto sommato era una tipa in gamba e preparata. Ora il fardello che aveva sulle spalle, avevano fatto in modo che invecchiasse più velocemente; mostrava più dell'età che aveva, erano comparse delle tremende occhiaie e delle profonde rughe sul suo volto, che ne deturpavano i piacevoli lineamenti.
Ivan provò compassione per quella immagine, ma pensò che nessuno avrebbe potuto essere immune dalle ferite fisiche e morali, che questa nuova realtà portava. Non riusciva a spiegarsi perché, la figura che aveva d'avanti, era chiamata da tutti Macchiavelli.

-Dottoressa, comandante, mi sono perso mentre tornavo dalla ricognizione.
- L'unica persona di questo reparto che ha una specializzazione in navigazione ed orientamento, si perde?! Per di più in una zona che conosce bene?

Rispose in tono sarcastico, senza staccare gli occhi dal rapporto che stava leggendo.

- A quanto pare, può capitare, rispose Ivan.
- La smetta di dirmi stronzate, crede di parlare con una cerebrolesa? Urlò, alzandosi di scatto dalla sedia e sbattendo con forza entrambe le mani sulla scrivania.
- Cosa cerchi la fuori? Chi speri di trovare? Li fuori ci sono solo quei dannati mostri cannibali, e qualche sopravvissuto senza cervello. Continuò sempre più adirata.

Dopo qualche minuto di silenzio, aspettando una risposta da parte di Ivan, che non arrivò, si lasciò cadere spossata sulla sedia e con tono quasi implorante disse:
- ho cancellato troppi nomi, dall'elenco del personale a disposizione, non voglio cancellare anche il tuo, per una tua fissazione.

- Quel nome lei lo ha cancellato 6 anni fa, comandante. Rispose Ivan, con rabbia.

Assistente Zamorano chiama casa sicura, passo!!
Casa rispondete se mi sentite, passo!
Qui casa sicura, identificarsi. Ripeto identificarsi!! Passo.
Veicolo sconosciuto, identificarsi, non avvicinarsi al perimetro o faremo fuoco, passo.
Casa sicura sono Zamorano, non sparate, ripeto non sparate, passo.
Veicolo sconosciuto, sei Zamorano che conosciamo?! Passo!!
No imbecille, quello che si scopa tua madre!!
Sei tu Max?
Si Ivan, sono io alla radio; Macchiavelli è incazzata nera, appena ti vede ti fa il culo.
Come sempre Max, come sempre. Intanto apri il cancello e non farti prudere le mani.

La casa sicura era una ex fabbrica tessile, costruita agli inizi del '900, con mura perimetrali abbastanza alte e solide, per sentirsi al sicuro. Alla sommità delle mura erano appostati dei cecchini con armi silenziate, così che i mostri potessero essere abbattuti ad una distanza di centinaia di metri dal perimetro, nel più assoluto silenzio.
Gli ambienti non erano certo confortevoli, fabbricati in pietra o in ferro, umidi e sporchi; il piazzale di terra battuta era diventato un pantano grazie alla pioggia che in questo periodo sempre è presente nella provincia di Varese.
Guardando la fabbrica Ivan penso che di questi tempi era meglio del Hilton.
Parcheggiò il mezzo, un subaru fuoristrada con i colori d'istituto della Polizia di Stato, vicino alle camerate.
Max lo spartano gli veniva incontro, un bestione di 188 cm, pieno di muscoli e testa rasata; un perfetto naziskin. Un naziskin solo nell'aspetto; in realtà un italiano medio.... Il suo mantra era "che me ne fotte a me...".

Oh Ivan ma dov'è il fucile?
Lascia stare Max ... Ad ogni modo grazie oggi mi hai salvato il culo!!
Chi io? Ma se non ti vedo da tre giorni?
Max ... Ma sei scemo di nascita, o stai studiando per esserlo?
Oh nonno vaffanculo.... Che c'è non hai scopato? O non riesci a cagare?!
A proposito il capo ti vuole a rapporto immediatamente; mi sa che stavolta ti fa nero!

Max è una vita che mi fa nero, forse è per questo che ho il cazzo più grosso del tuo.
Ahahahah Ivan tu hai bisogno di scopare fratello mio... Ora vai, ti aspetta!!


martedì 22 ottobre 2013

Ci vedremo un'altra volta

Go Ivan, GO, GO.
Porca troia per un pelo non ci restavi secco! quel cazzo di mostro uscito all'improvviso, per poco non ti fotteva.

Mi spiace DIO ci vedremo un'altra volta, e il tuo sacro culo si è salvato ancora.

Tre colpi in due secondi! è facile far centro a quella distanza, con bersagli in lento movimento! mira, trattieni il respiro, spara! ma vaffanculo! "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Se poi il mare è una mandria di mostri che vogliono mangiarti ...
Hai colpito 6 bersagli in, mi pare, 10 secondi. Non ti hanno fottuto, solo perché sono stupidi e inciampavano sui corpi dei lori caduti. Non parliamo poi del settimo ritardatario, che non hai neanche considerato visto e sentito, fin quando non ti ha quasi azzannato. Fanculo.

Quel fottuto istruttore lo ha ripetuto all'infinito; fin quando non siete fuori; fin quando tutti i bersagli non sono ammanettati, state sempre all'erta, ascoltate l'ambiente, stringete il culo e spalancate le orecchie, rilassatevi solo quando vedrete la brutta faccia del vostro comandante!

Forza, basta pensarci, porta il tuo grosso culo via di qui. Hai solo 16 proiettili e l'arma corta. L'arma lunga è andata, l'hai lasciata lì. Coglione!!!

Dovrò inventarmi una scusa moooolto convincente, altrimenti quei bastardi mi faranno pulire i cessi per un mese, e soprattutto dovrò affrontare la "ramanzina" del Macchiavelli.... Preferisco i cessi.

Andiamo, dai sintonizzati sull'ambiente, stringi il culo ed apri le orecchie, avanza, ascolta e avanza; il mezzo è su quella cazzo di collina. Non fare più stronzate! AVANZA, ASCOLTA, AVANZA.

lunedì 21 ottobre 2013

Lo spartano

Cazzo!! È un sacco di tempo che sono chiuso qui dentro, e non sono ancora riuscito a mettere giù un piano degno di questo nome.
Devo agire, non c'è la cavalleria o il team B a venire a salvarmi! Conta solo su te stesso!
 Dunque siamo in rapporto 6 a 1, e spero che tale rapporto sia rimasto invariato. Porca puttana mi sarebbe bastato avere qui Max lo Spartano, quello si che aveva due palle enormi. Cazzuto, bruciato quanto basta e forte come un toro!
E poi 2 contro 6 sarebbe stato accettabile.

Un momento!! Cazzo gli Spartani!! Giusto gli Spartani, La battaglia delle Termopili, 300 contro migliaia!!
 Leonida fa in modo che gli avversari vengano imbottigliati, e i persiani affrontino i suoi guerrieri in pari numero.

Si!!! Si può fare, in più quelle cose la fuori non sono furbe ed intelligenti. Sono semplicemente delle bestie mosse dall'istinto di sbranarmi. Non pensano, non riflettono, vengono avanti, avanzano senza fermarsi. Scelgono sempre la strada più immediata.

Si può fare... Grazie regola delle P..... Forse mi hai salvato il culo.

Allora mi piazzo nell'angolo opposto alla porta e creo con quello che ho a disposizione un imbuto, in modo che vengano avanti uno alla volta; quando saranno incolonnati a circa 3/4 m, dovrei riuscire a piazzare un colpo in testa al bersaglio che ho davanti, con un ritmo di uno al secondo.

Dai coglione non dubitare, al poligono ne esplodi tre in due secondi! A quella distanza non puoi sbagliare. E se sbagli puoi sempre morire gridando "QUESTA È SPARTAAAAAA!!!!!" Ahahahahahah.....

Ok è tutto pronto.... Colpo in canna, arma lunga vicino alla porta, se riesco la recupero dopo!! Tanto se la avessi addosso fornirei solo un appiglio in più alle bestie e con la "fortuna" degli sbirri, magari qualcuno di quelle cose trova il jolly.

Ricorda le priorità evadere e scappare. Non ci sono ostaggi da salvare, terroristi da arrestare. E cazzo nessun Giudice a giudicare le tue azioni..... Wooooow nessuna inchiesta, nessuna deposizione, nessun esame balistico.
Quindi, "un colpo, un morto".

DIO visto che hai permesso tutto questo, se andrà male e tra poco la mia anima si presenterà al tuo cospetto, giuro che ti prenderò a calci nel sacro deretano.


Fuga ed evasione

Forza Ivan è ora di portare il culo fuori di qui.

Analisi della situazione; sono chiuso in una stanza di questa specie di cascina. Una porta di robusto legno, una finestra situata a circa due metri di altezza dal pavimento, dotata di sbarre. Sul lato destro un tavolo da campeggio in alluminio, tre sedie pieghevoli, anch'esse in alluminio, una credenza in uno stile che non saprei riconoscere, e una cucina in maiolica che, se ristrutturata, costerebbe un occhio della faccia.
Pareti in mattoni pieni. Sul lato sinistro banco da lavoro dotato di rastrelliera con vari attrezzi. 

Soggetti ostili; se non ho contato male erano sei, nessuna protezione alle parti vitali, resistenti al dolore, determinati senza timore di essere abbattuti.

Dotazioni; arma corta con 30 proiettili distribuiti in due caricatori; arma lunga solo 5 proiettili; pugnale tattico da combattimento.

Cazzo sono messo proprio male.
Pensa Ivan, Prima Pensa Poi Procedi.

Priorità; evadere e fuggire.
In caso di scontro a fuoco usare il B.B.H. (Body-Body-Head).  No, pirla, troppo tempo e loro sono 6 se non si sono aggiunti altri nel frattempo. Occorre rischiare, un proiettile al corpo ed uno alla testa.

Ma dai chi cazzo credo di essere Robocop o un fottuto Power Ranger...
Se solo smettessero un minuto di battere su quella porta, potrei elaborare qualcosa di serio e soprattutto fattibile.
Cristo Ivan abbraccia la paura, non abbandonarti al terrore.
Il terrore immobilizza, ti rallenta non ti permette di essere pronto, scattante, reattivo e lucido.

La regola delle 12 P.

Ok Ivan ricordati la regola delle 12 P.
Prima Pensa Poi Procedi,
Perché Procedimenti Poco Pensati,
Possono Produrre,
Parecchie Puttanate.

Puttanate significa morte, una atroce morte.

Immagina di essere ad Abbasanta al corso, immagina di essere in una lezione e che questa è la tua prova, che faresti? Quale vie di fuga? Quali armi? Quanti sono i terroristi? Dove sono ubicati?
Non avere fretta, sei temporaneamente al sicuro e invisibile. Ricorda l'addestramento, ricorda le 12 P.
Esamina, valuta e procedi.
Non scacciare la paura, essa ti é amica; la paura evita distrazioni, evita Puttanate.

Perso in questi richiami "scolastici", chiudo gli occhi e metabolizzo la paura.

Mi chiamo Ivan Zamorano e mi trovo catapultato nella apocalisse.