giovedì 5 dicembre 2013

L'INFERNO DI EDDIE

"Al prossimo svincolo esci. Subito dopo la curva sulla sinistra c'e una strada sterrata, prendila. Arriveremo alla fabbrica aggirando il paese, non vorrei attirare l'attenzione di qualche qualche zombie o, peggio, di qualche sopravvissuto".
"Come desidera. Tanto il tassametro è acceso, basta che poi mi paghi, che mi frega".

martedì 3 dicembre 2013

ADDIO BASE

I tre prepararono l'attrezzatura da caricare sul mezzo che Eddie aveva detto loro essere un ariete. Max ed Ivan erano abbastanza contenti, perché erano convinti di moversi con il carro armato in dotazione all'esercito italiano. Quando arrivarono nei pressi del mezzo la loro soddisfazione convinzione svanì.

lunedì 2 dicembre 2013

L'INIZIO DELLA FINE

Ivan era rimasto sveglio tutta la notte, i demoni dentro di lui non volevano concedergli tregua. Max, fresco e riposato dopo una notte finalmente riposante, lo raggiunse, vedendolo così conciato chiese: 
"che faccia... non hai dormito un cazzo vero?"

giovedì 28 novembre 2013

FAMIGLIA

Max cadde immediatamente in un sonno profondo. Eddie e Ivan, invece, non riuscivano a dormire.
"Eddie, come ci sei finito qua?, come hai fatto a resistere per tutto questo tempo?"

martedì 26 novembre 2013

CORRISPONDENZA 2

Da: visi123@tormail.org
A: vecchio122@tormail.org
Data: 05/05/2007 - 21.30
Oggetto: Siamo nella merda!

Caro Sergio,

CORRISPONDENZA

L'informatico fece strada ai due ospiti verso un computer con l'intento di mostrare loro alcune corrispondenze.
"Date un'occhiata qui. Magari voi ci capite qualcosa di più".

sabato 23 novembre 2013

COMPRENSIONE

Max guardò Ivan e poi Eddie e disse:
"Piacere Eddie".
"Piacere mio" rispose Eddie.
"Ora che abbiamo fatto le presentazioni, lascia che ti illustri la situazione Edgardo; Ti lascerò libero, e faremo due chiacchiere da vecchi amici, però ti avviso che il mio, ed ora anche tuo, amico Max è abbastanza incazoso e ha una mira da far invidia a Tex Willer. Per cui se fai qualsiasi cosa che non ci piace lui, ti farà un bel buco in fronte". Ivan si apprestò a togliere le fascette che aveva usato per ammanettare Eddie; mentre si chinava per liberare Eddie, continuo:
"ah dimenticavo, mena anche molto forte; se ci prendi per il culo e tenti qualche scherzo può farti veramente molto male". 

EDDIE

Ivan e Max scelsero di entrare nella base, scavalcando il muro di cinta dove era collocata l'entrata principale. Scavalcarono in punto abbastanza nascosto, dato che vicino esisteva un cavalcavia dell'autostrada, e questo rendeva i due abbastanza nascosti.
Dall'alto videro la postazione che viene occupata dal corpo di guardia, in ottime condizioni, con delle vetrate ancora intatte; Loro sapevano bene che quelli erano vetri antiproiettile che difficilmente potevano essere sfondate. La postazione della vigilanza, si affacciava sulla piazza d'arme, larga circa cento metri e lunga almeno il doppio con l'immancabile palo, dove tutte le mattine veniva issata la bandiera, con i coreografici plotoni di soldati inquadrati e sull'attenti.
Subito sulla destra c'erano delle costruzioni che dovevano essere adibiti ad uffici e immediatamente adiacente ad essi la mensa.

giovedì 21 novembre 2013

GITA NOTTURNA

Uscire di notte a piedi da solo, pensò Ivan, non era stata una buona idea. Contava di recuperare qualche mezzo lungo la strada, l'autostrada dei laghi non era tanto lontana, e come aveva avuto modo di constatare mentre rientrava dalle precedenti missioni, era piena di autovetture. Sicuramente trovarne una che funzionasse, si sarebbe rivelato un gran bel colpo di fortuna, ma ci tutto sommato ci sperava. Se la dea bendata non lo baciava, avrebbe raggiunto a piedi la sua meta.
 
"Ma che cazzo mi è venuto in mente? se Max e Macchiavelli lo vengono a sapere, questa volta mi fanno la pelle sul serio. E poi dove minchia sto andando? Fanculo; sia quello che deve essere", pensò mentre camminava ai margini della strada, per rendersi il meno possibile visibile ed avere allo stesso tempo una via di fuga. Aveva percorso circa una decina di kilometri quando si imbatté nei primi due mostri, due uomini, che indossavano ancora le loro lerce divise del centro commerciale Iper.
Uno aveva il segno di morsi sulla guancia, l'occhio sinistro era fuori dall'orbita appeso sullo zigomo mantenuto solo dal nervo ottico.  Ivan pensò che il tizio non era morto da tanto, altrimenti il nervo si sarebbe putrefatto e l'occhio caduto. Al secondo, invece, mancava completamente la parte del braccio destro amputato di netto all'altezza del gomito; Non presentava altri segni di morsi o  ferite. Ivan riteneva che probabilmente quel disgraziato fosse stato morso alla mano, o in qualche parte del pezzo che mancava, e che si sia amputato o gli abbiano amputato il braccio, per dargli qualche speranza,. ma a quanto pare questa speranza era stata mal riposta.

mercoledì 20 novembre 2013

INCUBO

Il sonno di Ivan come al solito non fu per niente riposante. Immancabilmente il ricorrente incubo notturno gli fece visita. Non lo lasciava mai, quasi fosse come la persona che amava, che come anni prima divideva il letto con lui.
Ivan non si spiegava come mai, dal giorno in cui ha perso la moglie e i due figli, quell'incubo era comparso. Cosa voleva dire? Quale messaggio voleva mandargli?
La parte in cui i mostri volevano la sua carne, lui riusciva a comprenderlo; quello che non capiva era, invece, perché prima combatteva contro di loro come un leone, tentava di fuggire non ci riuscendosi, avvertendo le gambe pesanti, la lentezza dei movimenti, il dolore a fare una qualsiasi azione che una persona come lui avrebbe fatto senza nessuna difficoltà.
Quando, invece, decideva di soccombere, di abbandonarsi alle fauci dei mostri, la pace lo pervadeva, il dolore spariva, la serenità di essere giunto alla fine di un cammino impregnava la sua anima ed il suo corpo, alla stregua di un uomo molto anziano che muore nel suo letto, circondato dai suoi familiari,  dopo una vita vissuta pienamente e felicemente.
Per quanto si sforzava di vedere messaggi, premonizioni, avvertimenti in quell'incubo, per quanto cercava di analizzarlo nelle scene, negli odori, negli stati d'animo, nei rumori, nelle sensazioni fisiche la sola conclusione che traeva era che lui doveva diventare un mostro.

domenica 17 novembre 2013

VERITA'

Durante il tragitto che li avrebbe condotti a dei squallidi pagliericci, che loro chiamavano posto letto, Ivan e Max erano silenziosi. Stufo e a disagio, Max interruppe quel silenzio che pesava come macigno.
"Cosa pensi di quel bel discorsetto sulle formalità, regole e cazzate varie?";
Ivan fu sorpreso dall'inaspettato cessare del silenzio, e girando la testa per guardarlo in faccia rispose:
"Non saprei, una parte di me crede che lei abbia ragione, che le abitudini ci rassicurino. Il fare ripetitivo delle azioni quotidiane, ci fa sentire bene, ci fa credere che stiamo facendo la cosa giusta. Credo che in noi sia presente una insicurezza di fondo, latente, che solo col tran tran quotidiano riusciamo a sopire e sepellire nel più profondo di noi.
L'altra parte, invece, non accetta questo essere parte di un meccanismo sociale; essere inseriti in un contesto che non si è ne voluto, ne deciso. Non è la società che decide quale è il mio posto nel mondo, ma sono io che devo scegliere dove collocarmi, in base ai miei desideri alle mie capacità, alle mie ..."
"Ma che cazzo stai dicendo? Guarda che devi cambiare spacciatore, la bamba che ti vende non è buona" disse Max interrompendo Ivan nella sua risposta;
"Forse hai ragione Max, devo cambiare spacciatore, appena lo becco quello stronzo gli rompo il culo" disse Ivan sorridendo.
"Ma toglimi una curiosità orso Yoghi, ma perché chiamate il comandante, Macchiavelli?" chiese Ivan,
"ahahahahahah certo, a condizione che tu mi dica cosa è successo in quelle due ore che ti ho aspettato alla macchina" rispose Max, "una domanda per una domanda" concluse facendosi di colpo serio.
"Ok ci sto! Però inizio io, così magari ti passa la voglia di farmi domande. Almeno se non sei a conoscenza delle mie marachelle, non potrai testimoniare contro di me" disse Ivan allargando il precedente sorriso in una risata profonda.

mercoledì 13 novembre 2013

REGOLE E FORMALITA'

"Dunque, le altre pattuglie hanno riferito di aver visto molti giardini, circondati da mura, coltivati. Tuttavia, non hanno notato nessuna presenza di esseri umani, e cosa ancora più strana, hanno visto pochissimi mostri vagare per la città," disse Macchiavelli quando convocò Ivan e Max per il debrifing della missione; "Voi due invece che mi dite?" chiese.
Fu Max a parlare per primo sentendosi in dovere di evitare che Ivan parlasse a sproposito:
"Noi comandante, abbiamo notato si i giardini, ma anche la presenza di esseri umani, intendo quelli vivi come noi, sistemati nel deposito dei monopoli. Non siamo sicuri di quanti siano, ma supponiamo che siano una settantina tenendoci bassi come cifre. Abbiamo visto che escono ogni tanto in pattuglia e presumiamo che eliminino i mostri che incontrano per evitare di essere assediati. Catturano altri sopravvissuti ma non sappiamo a che scopo; come ci è stato ordinato non abbiamo avuto approcci con loro".

BESTIE

Il viaggio del ritorno sembrò durare una eternità. il silenzio tra Ivan e Max era carico di tensione, ma Ivan lo ignorava, oramai sapeva di aver superato quel limite dal quale non si può ritornare indietro. Oramai la sua anima apparteneva ai dannati, se mai in questa nuova realtà fossero rimasti ancora dei giusti. In tutta la sua carriera da poliziotto, mai aveva estratto e puntato l'arma versa una altra persona, se non in addestramento. Mai aveva fatto deliberatamente del male ad un altro essere umano, ad eccezione di uno sei anni prima. Era certo che in questa vita Ivan era morto; quando ha scientemente sparato al ragazzo e poi crocifisso Totò, la sua essenza vitale, i suoi pensieri, le sue convinzioni, le sue passioni, non sarebbero state più le stesse.
Non aveva provato piacere a giustiziare i due prigionieri, non aveva provato odio; si era erto a giudice e giuria e aveva semplicemente applicato la sentenza, da lui, emessa. Sentiva di aver applicato la giustizia, in nome di quei bambini stuprati e seviziati, di quelle donne e uomini schiavizzati e mangiati.
Max taceva, ma in cuor suo piangeva; nonostante il suo comportamento, nonostante le pose che si sparava, lui credeva nella legge, credeva nell'essere umano. Non gli interessava se una norma fosse giusta o sbagliata, il suo compito era quello di farla rispettare, di applicare le regole a tutti in modo imparziale, giusto e per quanto ne sapeva in Italia la pena di morte era stata abrogata parecchi anni prima.
Max non riusciva a credere che il suo "socio" fosse crollato; vedeva in lui una luce diversa.
Arrivati al campo, mentre scaricavano il mezzo di quelle misere cose che avevano Max disse:
"Senti nel rapporto non dirò nulla di quello che hai fatto al ragazzo, e di quello che sicuramente hai fatto al vecchio. Avrai avuto le tue ragioni, e se vorrai un giorno me le dirai. Io non ti giudico, ma ho il dovere di dirti che non condivido quello che hai fatto, hai giustiziato senza averne l'autorità, due persone ..." Ivan lo interruppe e replicò:
"Due Persone? Quelle bestie le chiami persone? Non ti ricordi cosa hanno fatto ai due prigionieri quando erano braccati dallo sciame dei mostri? Non ricordi cosa ci hanno detto riguardo a quello che fanno a quelli che chiamano senza nome? Cristo Max, si mangiano le persone, stuprano le donne ed i bambini ... questi tu li consideri uomini? Beh io no ... ho solo dato la morte a due di quelle bestie pericolose per il genere umano. Sono loro i veri mostri.
Ad ogni modo per il rapporto non sei obbligato a venire meno a quelli che tu consideri i tuoi doveri. Sto schifo sta cambiando me, non voglio che lo faccia anche con te".
"Ed è proprio per questo, perché non voglio che mi cambi, che ho deciso di non dire nulla; In ogni guerra, e questo schifo è una guerra, ci sono dei lutti ingiusti, ma non per questo gli autori, sia politici che militari, vanno di fronte alla corte marziale".
Detto questo si allontanò senza dare la possibilità ad Ivan di replicare. Quello che però trapassò il cuore di Ivan come una lama bollente, fu lo sguardo impregnato di compassione e pietà che Max riversò su di lui.

mercoledì 6 novembre 2013

CROCIFISSO 12

Ivan rimase colpito da tanto ardore che il prigioniero aveva sputato fuori al nominare il Messia. Si girò pensieroso, guardando fuori dalla finestra, cercava un modo per continuare la discussione pensando al modo per far si che i due non chiudessero a riccio.
Decise che forse era meglio concedergli qualcosa, pensava che dirgli qualcosa di loro, sarebbe servito a far cadere le barriere che Totò aveva alzato.
Si sedette di fronte all'uomo e disse:
"Noi, io ed il mio amico armadio, siamo due poliziotti, o meglio due ex poliziotti. Prima che tutto questo iniziasse, eravamo stati mandati su ad un passo di montagna per punizione. La Svizzera aveva chiuso le frontiere e noi dovevamo controllare che non ci fossero sconfinamenti clandestini. Sai, siamo stati delle teste calde e il nostro comandante, che il diavolo se lo porti, ci ha spedito lassù. Quando abbiamo visto i mostri per la prima volta, abbiamo deciso di togliere le tende e di cercare un posto sicuro. Dato che il nostro vecchio reparto era a Milano, ci stavamo dirigendo lì. Poi abbiamo incontrato una vostra squadra, e la abbiamo seguita. Prima di farci conoscere volevamo capire in cosa ci saremmo andati ad imbattere. La prudenza non è mai troppa!".
"Totò ascoltò attentamente, ma rimaneva dubbioso su quanto Ivan gli diceva; il suo istinto gli diceva che in quella storia c'era molto di più. Chiese:
"Come mai le nostre vedette non vi hanno notato?" e proseguì "Sono molto attente, non gli scappa nulla!".
"Beh in verità, non siamo dei comuni poliziotti; Quando l'età era dalla nostra parte, prestavamo servizio nei NOCS". Ivan provò vergogna per quello che diceva, lui non era mai stato nei NOCS, e aveva l'impressione di offendere Max, quando millantava l'appartenenza a tale reparto. Sapeva quanti sacrifici e quanta fatica occorrevano per entrare a far parte del Nucleo. "Siamo in grado di non farci notare", concluse Ivan.
"Che facciamo decidiamo di fidarci gli uni degli altri?" proseguì, leggendo negli occhi di Totò la diffidenza, "Perché io e Max non abbiamo intenzione di rischiare il culo. Siamo sopravvissuti ai morti per tutto questo tempo, e non abbiamo intenzione di rimarci secchi per mano dei vivi".
"Ok mi voglio fidare  anche se il mio istinto mi dice di no" rispose Totò, "d'altronde che alternative possiamo avere? siamo prigionieri e disarmati; E poi due tizi con la vostra esperienza possono farci comodo."
"D'accordo! Ma perché i prigionieri?" disse a bruciapelo Ivan, ricordando la scena di qualche giorno prima, "perché catturate gli altri sopravvissuti?".
"Perché sono impuri! Non sono degni di far parte del nostro popolo se prima non si convertono, se non accettano il nostro Messia come loro Dio. Sono degli animali e come tali vengono trattati".
"Presumo che il cammino verso la rivelazione, passi attraverso la fatica" disse Ivan.
"E anche dimostrando di essere degni, di essere servi fedeli del nostro Messia obbedendo ad ogni suo volere", gridò Matteo, stanco di stare in disparte. In fondo lui si sentiva un uomo, aveva lottato, sofferto, assecondando ogni volere, spirituale e materiale del Messia, per essere considerato tale e non accettava di essere tenuto in un angolo come un lattante in castigo.
Max stava per abbassare ancora una volta la sua grande mano sul volto del ragazzo, per ricordagli di tacere, ma Ivan lo fermò. "Fai il bravo Max, Paperino si sente adulto, lasciamolo partecipare ai discorsi dei grandi, ma se fa il maleducato, ricordagli come ci si deve comportare", facendo un grande sorriso accompagnato da un occhiolino verso Max e il ragazzo.
Voltando di nuovo il volto verso Totò prosegui:
"Dunque, vediamo se ho capito bene, siete stati eletti per sopravvivere in questa apocalisse; lottate per liberare il mondo dal male, catturate altri uomini per convertirli, ma nel cammino di conversione li trattate come schiavi, li fate lavorare perché, voi eletti, avete il ruolo di combattenti; fin quando i miscredenti non sono degni del vostro popolo li considerate animali, e potete ucciderli senza pietà come vi abbiamo visto fare con due di loro, quando lo sciame ha attaccato la vostra carovana giorni fa. Se due più due fa quattro, visto che sono schiavi, sono autorizzato a pensare che le donne vengano regolarmente stuprate, d'altronde i soldati di Dio devono avere delle ricompense, quando servono il loro Messia". Nell'animo di Ivan, cresceva una rabbia enorme mentre esternava il suo pensiero agli altri, tuttavia non voleva credere che quello che stesse dicendo corrispondesse a verità; voleva con tutto il suo cuore che si sbagliasse, che il suo pensiero era la conseguenza di tanto stress e orrore vissuto fino a quel momento. Ma lo sguardo allucinato di Totò e il bloccarsi del ragazzo gli dicevano che aveva colpito nel centro, che la follia umana stava esplodendo, in un mondo senza più regole e morale, in tutta la sua prorompente malvagità.
"Sono animali e devono servire il popolo eletto, con anima e carne, siano essi uomini, donne o bambini." gridarono all'unisono i due prigionieri.
Ivan e Max si scambiarono uno sguardo di terrore, avevano compreso appieno chi fossero i veri mostri in questa nuova apocalisse.
"Ma come fate a mantenerli? come vi mantenete? Intendo col cibo?" chiese Max, cercando di calmare l'onda di puro terrore che lo aveva assalito.
"Questa città ha tante villette con grandi giardini, recintati da alte mura, coltiviamo la terra e ne raccogliamo i frutti" disse Matteo guardando in direzione di Ivan che rimaneva ancora muto e scosso da quanto sentito, "quando la terra non ci allieta con i suoi frutti, i senza nome, servono il popolo eletto con la loro carne, così con il loro sacrificio, vengono mondati dai peccati e saranno accolti con canti di giubilo dal Padre Celeste", continuò Matteo senza paura fiutando il terrore che sgorgava dal corpo di Ivan.
A queste parole l'anima di Ivan morì definitivamente. Si alzò, si diresse verso il ragazzo di cui ormai non ricordava nemmeno più il nome e disse:
"In nome del genere umano, e di tutte le religioni conosciute, di tutte le leggi scritte dagli uomini e in nome di tutte le vostre vittime, siete state riconosciuti colpevoli di: riduzione in schiavitù; stupro; cannibalismo; omicidio; tortura; pedofilia e infanticidio! Siete condannati a morte". Finì la frase, estrasse la pistola e sparò, contrando il ragazzo in piena fronte.
"Porca puttana Ivan che hai fatto? Cazzo hai fatto! Era solo un ragazzo!" gridò Max estraendo a sua volta l'arma e puntandola verso Ivan.
"Max raccogli le tue cose; Vai al mezzo, ce ne andiamo! Io ti seguo tra qualche ora", disse abbassando l'arma e guardando Max così intensamente, che quest'ultimo non riuscì ad obbiettare e fece quanto detto.
Due ore dopo Ivan raggiunse MAx nel luogo dove avevano nascosto il mezzo, e senza scambiarsi nemmeno uno parola, fecero rientro. Nel frattempo il Messia, si affacciò alla sua finestra, come  ogni giorno faceva; sul muro dell'edificio di fronte vide quella che sembrava una croce con un corpo attaccato ad essa. Prese il binocolo e guardò quella, che a lui parve essere una  blasfemia; quello che vide gli fece scappare un urlo e lasciò cadere il binocolo per terra.
Su quella croce c'era il corpo di Totò, con i genitali e la lingua recisa. Sulla sua testa un cartello, su cui era scritto:  "Tu sei il Messia. Io sono il tuo Ponzio Pilato".

domenica 3 novembre 2013

CROCIFISSO 11

"Ok visto che hai capito di fare il bravo, iniziamo con le presentazioni, io sono Ivan e quell'armadio dietro di me, si chiama Max, con chi abbiamo il piacere di parlare?";
"Lui e Topolino ed io sono Paperino" rispose il più giovane dei due, che nel frattempo si era ripreso; Guardava Ivan negli occhi, con ferocia, spavaldo, per niente intimorito e non pienamente consapevole della situazione in cui si trovavano. Ivan rise vedendo quello sguardo, era ammirato da tanto ardore, ma era sicuro che nasceva solo ed esclusivamente dalla sua giovane età. Era certo che quel ragazzo non sarebbe sopravvissuto a lungo, in quel mondo se non si fosse dato una calmata.
"Ascolta Paperino, abbiamo due modi per interloquire, uno semplice ed uno doloroso. Quello semplice prevede che noi domandiamo, e voi rispondete; l'altro, invece, prevede che il mio grosso amico qui dietro, ti usi come sacco da boxe, è tanto che non si allena ed è molto incazzato, come poc'anzi vi ha detto", riprese a dire Ivan rivolgendo il suo sguardo al più vecchio dei due. L'istinto gli diceva che era con il biondo che doveva parlare, gli sembrava più saggio e più cacasotto.
"Io sono Totò e lui è Matteo" disse il più vecchio avendo capito perfettamente lo sguardo di Ivan.
"Piacere Totò ... mi dici quanta gente c'e in quel deposito?" chiese Ivan
"Siamo una settantina ...donne, bambini compresi" rispose "senza contare i senza nome".
"Stai zitto imbecille, non dire niente, se il messia lo viene a sapere sai che fine facciamo!" urlò Matteo in direzione di Totò, il quale a sentire il nome del Messia spalancò gli occhi. Max ormai spazientito dal moccioso, gli si avvicinò e gli assestò un man rovescio che lo scaraventò a terra, aprendogli una ferita sul labbro superiore. "A certa gioventù occorre insegnargli la buona educazione, non si interrompono due adulti che parlano" disse, e si piazzò davanti al ragazzo, pronto a riprendere la lezione di galateo se fosse stato necessario.
"Senza nome? Messia?" riprese a chiedere Ivan "spiegati meglio per favore, non credo di aver capito bene".
"I senza nome sono i vivi che catturiamo quando usciamo, o che bussano al nostro portone, sono coloro che non fanno parte della nostra comunità. Sono impuri e smarriti, sono coloro che non hanno ancora accettato il Messia", disse Totò.
"Suppongo che il Messia sia il vostro capo?"
"No il nostro Dio" rispose il vecchio con un furore che lascio, per un attimo, Ivan senza fiato.

CROCIFISSO 10

"Beh che dire... gli ordini erano di osservare e non avere contatto con i sopravvissuti; tu mi inviti all'azione trasgredendo gli ordini; ma sai che ti dico: Fanculo agli ordini" rispose Max, ridestandosi dallo shock;

Osservarono per due giorni i movimenti del deposito. Notarono che con regolarità, coppie di vivi uscivano, probabilmente, in ricognizione, e il percorso che prendevano spesso passava nei pressi del loro nascondiglio. Notarono, inoltre, che la presenza di morti nella zona, era praticamente nulla; tuttavia non seppero darsi una risposta a ciò. Busto era una cittadina di circa ottantamila persone, per cui, la presenza dei morti sarebbe dovuta essere consistente. La questione, infondo, non gli interessava più di tanto, poiché era favorevole a loro, meno pericoli da cui guardarsi. L'unica ipotesi che ritennero plausibile era quella, che i sopravvissuti avessero, in tutto questo tempo, fatto pulizia.

Agirono, catturarono due sopravvissuti. I catturati erano persone normalissime, non militari o roba del genere, come si aspettavano Ivan e Max. Innanzi a loro, legati ed ancora svenuti, c'erano due figure mediocri, uno stempiato, capelli biondi, almeno così parve, sotto il sudiciume che aveva in testa, una barba incolta, lunga, che formava una treccia sotto il mento. Il secondo, bruno, magro quasi denutrito, molto più giovane del primo, non aveva la treccia sotto il mento. La sua barba non era folta come quella del primo, Ivan stimò che non avesse più di diciassette anni.

"Chi siete? Cosa volete da noi?" chiese il primo prigioniero, riprendendosi dallo svenimento.
"Amico non credo che tu sia in condizione di fare domande" esordì Max "per una serie di motivi: primo, siete legati; secondo, le persone armate siamo noi; terzo, siamo abbastanza incazzati, e non vi conviene farci incazzare ancora di più".
Il prigioniero comprese che era meglio stare buoni, il suo buon senso suggeriva di assecondare quei soggetti; decise di assecondare i due carcerieri, d'altronde, non sarebbe sopravvissuto così a lungo se non fosse stato così perpiscace.

CROCIFISSO 9

Nella mente di Ivan i pensieri si affollavano, numerosi, imponenti, crudeli; tuttavia, una domanda non sembrava abbandonarlo mai abbandonarlo, ma ritornava perpetua e spietata, chi sono i mostri?
Ogni volta che tentava una risposta, un raggionamento, la conclusione era sempre la stessa: NOI.
"In fondo i morti obbediscono a un istinto, la ricerca di cibo. Miracolo, maledizione o malattia che fosse, loro sono spinti a farlo, cacciano solo per un motivo cibarsi. Non sono intellgenti, non provano odio o piacere, sconoscono la pietà e l'empatia; loro si cibavano e basta.
Ma NOI? con tutte le doti superiori che ci siamo sempre vanati di avere, con i sentmenti che proviamo, come possiamo fare una cosa del genere? Si potevano difendere dallo sciame, invece senza nessuna remore hanno usato due poveracci come esche. Li hanno lasciati come si lascierebbe una maglia che non serve o non piace più; Senza tentennamenti, senza pietà". Disse Ivan.
"Eri tu quello che sosteneva che l'uomo era fondamentalmente buono, la cattiveria, la delinquenza, la crudeltà, fossero solo il risultato di un insieme di cause, ambientali, sociali e relazionali; sostenevi che se fai crescere l'uomo in una giungla, senza contatti con altri uomini evoluti, lui non avrebbe provato sentimenti come la rabbia, l'odio. Sarebbe stato puro", rispose Max senza staccare gli occhi dalla finestra. Poi riprese "Come hai potuto vedere con i tuoi occhi, l'uomo è fondamentalmente un mostro; sono le regole sociali, la paura della punizione (solo per alcuni), il bisogno di vivere in comunità, che fa nascere in lui i sentimenti di bontà, empatia, rispetto, amore. Hai ragione Ivan, i mostri siamo noi, loro, i morti, cercano solo il loro posto in questo mondo".
"Forse hai ragione, ma se così fosse, come spieghi delle eccezionali figure che abbiamo avuto? Penso a Madre Teresa, a Ghandi, a Martin Luther King e potre continuare ancora" provocò Ivan,
"Anomalie, e come tali moltissime di quelle persone sono state eliminate, altre sono state isolate o peggio boiccotate" ribattè Max tenendo testa all'amico.

"Sei meno coglione di quanto pensassi Max, a volte l'apparenza inganna" si scuso Ivan. "Senti io voglio catturare qualcuno di quelle bestie vive, voglio interrogarle e vediamo se riusciamo a scoprire qualcosa di utile; che ne pensi?" Chiese Ivan guardando Max con uno sguardo deciso, che sottintendeva che lui avrebbe agito indipendentemente dal parere di Max. Qualcosa in Ivan stava cambiando; la sua anima stava cambiando.

CROCIFISSO 8

Ivan rimase impietrito di fronte a quella visione; sebbene fosse preparato alla violenza, quella scena lo lasciò inebetito.
Man mano che il gruppo arretrava, lo sciame avanzava e si diresse verso i due poveracci feriti che, strisciando, tentavano di portarsi verso il gruppo degli umani. Fu tutto inutile. Lo sciame li raggiunse e, come api sul miele, vi si buttarono addosso, lacerando le loro carni e cibandosi delle loro interiora.
Le grida che si udirono furono disumane, fortissime, tanto che Ivan e Max non riuscivano a sentire il pianto dei bambini nel gruppo.
"Cazzo, Max dimmi che non è vero" disse Ivan con un filo di voce, " ti prego svegliami, dimmi una palla, magari che erano infetti quei poveretti, dimmi che hanno scelto di sacrificarsi, per Dio dimmi qualcosa" continuò, il suo tono era sempre più flebile.
Max non riusciva a parlare, perfino lui era ammutolito.
Mentre lo sciame si cibava di quei agnelli sacrificali, il gruppo passando per delle vie laterali, arrivò nei pressi del deposito; la pesante porta d'ingresso si apri quel poco che bastasse a farli entrare in fila per due, così che, laddove lo sciame avesse attaccato, si sarebbe potuta chiudere senza problemi molto velocemente.

"Hai visto cosa hanno fatto?" chiese Max ridestandosi dallo stupore per quanto visto;
"Purtroppo ho visto! Non avrei voluto, ma ho visto" rispose Ivan quasi sussurrando. continuando: "Solo nei peggiori film d'orrore ho visto certe scene. Siamo animali Max, siamo dei luridi animali e questa è la fine che dobbiamo fare. Dobbiamo essere cibo per morti!".

"Che facciamo ora?" chiese Max. Il suo sguardo era perso, Ivan aveva l'impressione che da un momento all'altro avrebbe vomitato, o peggio, avrebbe ceduto psicologicamente. Se ciò fosse accaduto per Ivan le cose si sarebbero messe veramente male.
"Per ora spettiamo e osserviamo, ci atteniamo alla missione, ma ti prometto che a quel figlio di puttana, gli sparerò in testa" disse Ivan crollando sulle ginocchia e portandosi entrambe le mani al volto.

venerdì 1 novembre 2013

CROCIFISSO 7

"Cazzo Ivan sveglia, c'è movimento nei pressi del deposito; Alza il culo e vieni a guardare" disse Max dando un calcio allo stivale di Ivan disteso.
"Sembra che stiano rientrando da una escursione, e hanno trovato quello che cercavano" esclamo Ivan guardando fuori.
I sopravvisuti, una decina in tutto, armati con fucili, asce, archi, lance e quant'altro dava l'impressione di essere cazzuti, erano in fila a piedi. Tra di loro c'erano delle altre persone, legate, che a testa bassa, rassegnate seguivano terrorizzati e silenziosi, i loro carcerieri, consapevoli che una qualsiasi azione non gradita, significava guai.
"Ma che cazzo fanno? li tengono come bestie? e quei bambini che problemi possono dare?" chiese Max incredulo a quello che stava vedendo. In un mondo pieni di mostri, i pericoli per gli uomini venivano da altri uomini.
"Non lo so Max, non so proprio che dirti" replico Ivan ancora più incredulo a quello che vedeva.

Mentre Ivan e Max, si chiedevano che stesse succedendo, da una strada laterale, a circa quindici mt, dalla testa dello squalido corteo, escirono una decina di morti, che appena si accorsero delle persone, si diressero nella loro direzione, emettendo il loro grugnito facendo vibrare le mascelle.
"Merda Max guarda quello sciame; li faranno a pezzi" esclamò Ivan puntando il dito in direzione dei mostri.

I sopravvisuti videro lo sciame che avanzava verso di loro; Quasi fossero addestrati da anni, si compattarono a formare un semicerchio avendo cura di avere alle spalle il muro di un palazzo. In sincrono dal gruppo si sganciarono quattro figure, due carcerieri e due prigionieri, allontanandosi dal gruppo di circa tre metri verso i mostri. Senza nessun timore o tentennamento spinsero i due prigionieri, un maschio anziano e un uomo sulla quarantina, in avanti e spararono loro ad entrambe le gambe. Poi rientrarono nel gruppo, che lentamente iniziò ad indietreggiare, verso una strada laterale.

CROCIFISSO 6

Il viaggio versoil deposito si svolse senza particolari problemi. Incontrarono solo un paio di mostri lungo la strada, che Ivan e Max eliminarono senza paricolari problemi. I silenziatori svolgevano egregiamente il loro lavoro.
Come rifugio e punto di osservazione, optarono per la sede distaccata dell'università. L'edificio, seppure si trovava quasi di fronte al deposito, offriva una ottima visuale, e per di più, sicuramente, era stata già bonificata dai sopravvisuti.
Ivan e Max, scelsero una stanza del terzo piano, dove da una finestra si poteva tranquillamente osservare il deposito e in più, offriva un paio di vie di fuga niente male. Per la prima volta, dall'inizio del viaggio, poterono rilassarsi e concedersi una pausa, più o meno lunga
"Senti Ivan ma come mai Macchiavelli sembra avercela con te?" esordì Max mentre Ivan tentava di riprendere le forze e fare ordine nei suoi pensieri.
"Cosa ti fa pensare che sia nel mirino del Capo?" rispose Ivan tenendo gli occhi chiusi e tentava di trovare una posizione comoda contro la parete.
"L'ho sentita che ti cazziava il giorno che sei rientrato; non mi pareva che fosse la cazziata di routinne"
"Fa sempre così" rispose Ivan "ormai ci sono abituato. Era il mio dirigente prima che tutto questo iniziasse; Ha sempre esagerato nel cazziare il personale, credo che ci considerava tutti figli suoi, e come una madre voleva tutelarci".
"Minchia se avessi avuto una madre così, sarei scappato di casa molto presto" esclamò Max ridendo.
"Già ... ora capisci perché ogni tanto scappo?" gli fece eco Ivan accodandosi alla risata.
"Credo che sia nelle sue grazie perché vedavamo la polizia nella stessa maniera. Penso che si senta in debito con me" disse Ivan a Max, ma in realtà lo stava dicendo a se stesso.
"Per quello che è successo sei anni fa?" chiese Max "ti ho sentito quando lo hai detto. Anzi credo che ti abbiano sentito fino a Caltanissetta talmente gridavi".
"Forse non saprei" replicò Ivan e dando le spalle a Max, lascio intendendere che la discussione era finita.

giovedì 31 ottobre 2013

CROCIFISSO 5

Ivan e Max decisero di avvicinarsi all'obbiettivo, usando un avanzamento tattico; tale avvicinamento prevedeva di coprire i 360 gradi della loro visuale. Si disposero, schiena contro schiena, ed avanzarono in modo che ognuno di loro potesse avere una visuale di180 gradi, ed evitare sorprese che potessero arrivare, sia dai morti, sia dai probabili vivi che stavano cercando.
L'ambiente in cui si muovevano era il tipico ambiente periferico della provincia di Varese; al limitare delle costruzioni, c'erano campi coltivati intervallati da boscaglia. Ivan e Max si muovevano al limite del bosco, per essere pronti, all'occorrenza di potersi nascondere. Questo percorso, allungava di molto la strada verso l'obiettivo, ma lo meno rendeva il viaggio, almeno teoricamente, più sicuro e meno visibile.
Quando furono nei pressi della provinciale che collega Busto a Castellanza, Ivan alle sue spalle avverti due sbuffi, tsuuu tsuuu, in rapida successione.
Girandosi di scatto e assumendo la posizione di tiro in ginocchio, per ridurre la sagoma del suo corpo all'eventuale nemico, punto la sua arma in direzione del rumore. Vide Max che alzando il braccio al cielo diceva:
"cazzo, funzionano, sti silenziatori funzionano; MacGyver mi fa una pippa", ed esultava come se avesse segnato un goal nella finale di coppa del mondo.
Ivan un po' a capire cosa fosse successo; vide a circa 10 metri da lui due corpi a terra. Si avvicinò e constatò che si trattava di due mostri, un uomo ed una donna, con un buco al centro della fronte.
"Ma sei scemo" esclamò avvicinandosi a Max, "quando cazzo volevi avvisarmi che avevamo alle spalle quelle bestie? quando ci mordevano le chiappe?".
"Dai non fare la donnetta, sono usciti dal bosco tre minuti fa, li ho solo fatti avvicinare a distanza di tiro" sbruffo Max infastidito.
"Se i tuoi silenziatori non funzionavano? siamo a circa 500 mt. dal deposito, ci potevano sentire, brutta testa di cazzo" insistette Ivan e prosegui: "oltre al fatto che ormai siamo in città e qui di morti ce ne sono una infinità, ce li saremmo tirati tutti dietro, se si fosse sentito il botto".

"Dammi tregua, è da tanto che non mi esercito al tiro, ed ero sicuro che i silenziatori avrebbero funzionato " insistette Max, poi dando un leggero buffetto alla spalla di Ivan continuò "però visto che mira, due buchi in fronte a 10 mt. Con un po' di esercizio posso beccare le palle di una mosca in volo". E si lasciò andare in una fragorosa quanto genuina risata.
Scuotendo la testa e sorridendo di rimando Ivan disse "tu sei tutto scemo. Ma tutti io li trovo..".
"Senti MecGyver vai a vedere se ce ne sono altri, io nel frattempo mi guardo in giro e decido la strada da fare. Oh non fare cazzate e non ti allontanare troppo".
"Ok Capo di sto cazzo, vado; tu cerca di trovare una strada breve, perché mi sono rotto le palle di camminare ok?!". Max si girò e cominciò a camminare in direzione dei due corpi.

Quella zona Ivan non la conosceva benissimo, poiché le sua vecchia casa era situata dall'altra parte della città, tuttavia ci passava spesso in auto, quando era solito, con la famiglia, andare al centro commerciale situato in una cittadina situata su quella strada. Sapeva che dovevano percorrere la provinciale senza copertura per un pò, per poi infilarsi nelle stradine dietro al deposito dei monopoli.

Il deposito era una solida costruzione eretto nel ventennio fascista, in pietra con un maestoso portone d'ingresso; le finestre erano situate tutte a tre metri da terra; la forma esterna era rettangolare, di circa 30 metri per 12, e l'altezza era di 5 piani. Non aveva la mini idea ci come fosse fatto l'interno.
Riteneva pertanto, che fosse meglio salire su uno dei moderni palazzi altri 6-7 piani che si trovavano nei dintorni del deposito ed osservare. Sperava di non incontrare,  lungo la strada, ne vivi ne morti.  Pensò che Dio era in debito con lui, e che era ora che iniziasse a sdebitarsi.

Ritornò Max, tirando per il braccio Ivan disse: "Togliamo le tende amico, a circa 400 mt, ci sono una ventina di quei mostri, che avanzano nella nostra direzione, non sembra che cerchino noi, ma non ci scommetterei la vita; Voglio mettere un pò di strada tra noi e loro forza".

martedì 29 ottobre 2013

CROCIFISSO 4

Il viaggio verso l'obbiettivo si è svolto senza problemi, solo poco mostri ma che i due hanno potuto aggirare senza intoppi.
Arrivati all'altezza della vecchia fabbrica petrolchimica di Castellanza, Ivan e Max decidono di nascondere il mezzo e proseguire a piedi. Non volevano certo rischiare di essere visti da qualche vedetta, casomai Macchiavelli non avesse fumato della "maria" poco buona.
"Senti Ivan perché non ci avviciniamo di più all'obbiettivo?" chiese Max, sconsolato.
"Perché se non sono stupidi, e non lo sono visto che sono sopravvissuti fino ad ora, una cazzo di vedetta la hanno certamente. Anche solo per monitorare i mostri nei loro movimenti", rispose Ivan seccato.
"E quindi pensi che ci siano quelle cose i giro?", riprese Max.
"Max, ma tu ci sei nato, o hai studiato per essere così coglione?" Chiese Ivan disegnando sul volto un sorriso a 32 denti; proseguì "credi che siamo nel paese delle meraviglie? Ancora non hai notato che, ovunque ci sia un uomo, quei fottuti mostri sono presenti? Cazzo sembra che sentano la nostra puzza". Concluse guardando la strada di fronte a se.
"Bene, questo volevo sentire", disse Max tirando fuori dallo zaino, due cilindri neri di circa 15 cm;
"E quelli? Che roba è? ...... Aspetta non dirmi che sono due silenziatori!? .... E dove cazzo li hai rubati?"  Esclamò Ivan guardando Max, sul cui volto si era dipinto un sorriso soddisfatto e sornione.
"Li ho fatti io" si vantò Max
"Si certo, ed io sono vergine e fascista" lo schernì Ivan. Max lo guardava deluso e ferito; Ivan conoscendo quello sguardo proseguì "ma dai Max, so che sei stato un NOCS, che sei un artificiere e che ti arrampichi come l'uomo ragno, ma non mi hai mai detto che eri anche un armaiolo";
"È certo che non lo dico! Sai dove finisco se Macchiavelli sapesse che sono armaiolo? ..... Finirei filato a curare, pulire e riparare le armi; mi scorderei le missioni fuori! Forse sono l'unico armaiolo ancora in vita..... Sarei un bene inestimabile, e porca puttana sono ancora giovane per la pensione, per cui fatti i cazzi tuoi e non fiatare con nessuno in merito a questo nostro segreto".

"Ok tranquillo, sarò una tomba; però non fare lo sceriffo, spara solo se necessario, le pallottole valgono più dell'oro, visto che è un prodotto che andrà ad esaurirsi. Dai, basta dire stronzate e muoviamo il culo. ... Socio, Sicut Nox Silentes" disse Ivan mettendosi in cammino.

"Sicut Nox Silentes" rispose Max seguendolo.


lunedì 28 ottobre 2013

CROCIFISSO 3

Ivan e Max, uscirono dall'ufficio del comandante, e si avviarono verso i mezzi. Avevano intenzione di partire subito. La loro zona era distante una 30 di km ed era situata nella zona semicentrale della Città. Per arrivarci senza farsi notare dovevano allungare di circa altri 30 Km, in modo da non dover entrare in città e attraversarla da ovest ad est.
Ivan conosceva bene la zona, infatti quando il mondo era normale, e tutto questa nuova realtà era solo letteratura di film horror, lui viveva a Busto Arsizio. Quando era un semplice poliziotto, in quella città era radicata la sua vita.
Cazzo Max, quella stronza ci manda in bocca ai lupi. Arrivare li e non farsi vedere è un casino, e se ci sono mostri nella zona, non riusciremo a nasconderci come si deve. Porca puttana! era meglio se ci fucilava. Disse Ivan irritato e pensieroso. La sua mente era ritornata, senza il suo consapevole volere, ad una vita spensierata; rivedeva la sua famiglia, una moglie bellissima, premurosa e due figli stupendi, un maschio ed una femmina di 8 e 9 anni, alle prese con la scuola, lo sport e la danza. Riviveva tutto il chiasso che aveva in casa, quando rientrava dal lavoro, le liti infantili tra di loro, i capricci della sua principessa. Sensazioni impresse nella sua anima, stampate a fuoco nel suo cuore.
Cazzo Ivan - lo rimproverò Max - mi fai paura quando ti perdi così improvvisamente.
Lascia stare Max, niente di cui preoccuparsi e niente che non sa in grado di gestire. Forza prepariamo l'attrezzatura e andiamo a fare i piccoli esploratori.

CROCIFISSO 2

Ivan, Macchiavelli ci vuole a rapporto. Disse Alex entrando di corsa nella stanza che Ivan usava come giaciglio.
Me e te? Rispose Ivan
No tutta la squadra; dice che dobbiamo uscireper una missione. Replicò Alex tutto eccitato.
Cazzo, neanche quando sono punito ai cessi posso starmene tranquillo; disse Ivan sospirando.

La squadra, dieci persone, si presentò dal comandante, curiosa di sapere cosa aveva intenzione di fare Macchiavelli.
Il comandante, li squadrò in volto uno alla volta, e quando arrivò ad incrociare lo sguardo di Ivan si soffermò per qualche secondo in più, ricordandogli, come se fossa dotata di telepatia e con la severità dei suoi occhi, che la minaccia fatta, nei giorni precedenti non era stata dimenticata ma, anzi, ora più che mai era confermata e quasi promessa.
Ieri, disse in tono neutro, abbiamo intercettato per caso, comunicazioni via radio, di esseri umani. La comunicazione era disturbata, e faceva riferimento a prede da catturare, che erano nascoste nella città di Busto Arsizio. Si parlava di femmine e bambini, con un piccolo numero di elementi maschili. Ovviamente, riteniamo che possa trattarsi di sopravvisuti nascosti da qualche parte in Busto.Tuttavia, non potendo escludere che possano essere infetti, o peggio ancora ostili, la vostra missione sarà quella di andare in perlustrazione, per osservare e quantificare. Ogni contatto con i soggetti è vietato, ripeto è vietato - rimarcò Macchiavelli guardando Ivan -.
La presenza dei mostri, stando a quanto intercettato, è modesta, ercui non dovreste avere contatti. Ovviamente in caso di necessità, sganciatevi e ritornate alla base. L'uso delle armi è consentito solo in caso di reale necessità.

Detto questo, li congedò, dando loro la zona di perlustrazione. Aveva diviso il territorio di Busto Arsizio in 5 settori. A Ivan e Max Toccò la zona del deposito dei Monopoli.

CROCIFISSO

Il sonno era stato come sempre agitato, non riposante; gli incubi, ormai parte della sua vita, lo lasciavano senza fiato. Sempre sognava di essere circondato dalle creature, che bramavano le sue carni, spalancando le fauci pronti a ghermirlo e assaporare tutta la vita che scorre nelle sue vene, nei suoi organi, pompato da un cuore che aumentava i battiti, impazzito, incontrollabile.
Ogni volta Ivan tentava di reaggire, di lottare per sfuggire ai loro denti, ma innevitabilmente le gambe diventavano pesanti, i movimenti lenti, le più semplici azioni difficoltose, la vista si annebbiava, il terrore aumentava.
Quando, sfinito, rinunciava alla lotta e si abbandonava ad una atroce fine, disperato per aver rinunciato a lottare, si svegliava con un urlo, tutto fradicio di sudore, col cuore ch pompava a mille.
Queste erano le sue notti, i suoi riposi. Gli incubi, oramai, erano parte di lui.

mercoledì 23 ottobre 2013

Comunicazione

Forza ragazzi, chiunque legga. Ditemi qualcosa, criticatemi fatemi capire se sono in grado di andare avanti.

Macchiavelli (2)

A quella affermazione di Ivan, il comandante si incupì, e ritornando di nuovo fredda rispose:
- Esca da questo ufficio Assistente.
Ivan si girò e si avviò verso la porta. Mentre stava abbassando la maniglia per aprire la porta, senti Macchiavelli che disse:
- Sparisca improvvisamente un'altra volta, assistente, e le giuro che farò in modo che sia per causa mia, che il suo nome venga cancellato dall'elenco.
Ivan non credendo a ciò che aveva sentito, si girò per guardarla; il comandante continuò
- Credo di aver pagato abbastanza per la decisione che ho preso 6 anni fa, mi spiace, Dio solo sa quanto, ma non potevo fare diversamente. Non puoi farmela pagare in eterno. Disse con un tono così ferito e triste, che colpì, come una palla di cannone, il cuore di Ivan.

Vedendo il Macchiavelli così esposto e provato, Ivan voleva dire qualcosa, scusarsi, ma lei intuendo, forse, il suo pensiero continuò:
- Fuori di qui, immediatamente, e per un mese, sarai il nuovo custode dei bagni.

Ivan uscì, senza parole e perso nei pensieri si avviò verso il suo giaciglio; finalmente avrebbe riposato e forse, avrebbe rivisto in sogno, una vita che non esisteva più.

Macchiavelli

Ivan si incamminò verso gli uffici della fabbrica, dove era sistemato il centro comando di quella specie di reparto.
Pensava a cosa raccontare al capo, per evitare di pulire i cessi e per riuscire ad andare a letto. Era distrutto.

Non fece in tempo a bussare alla porta dell'ufficio che una voce, proveniente dall'interno, gli intimava di entrare. Seppure la voce era femminile, il tono, freddo secco e perentorio, non lasciava nessuna speranza.

Dio sono fottuto, questa mi sbrana, pensò, e ingoiando la saliva entrò.

-Assistente Zamorano, è un piacere averla di nuovo con noi, le spiacerebbe usarmi la cortesia di dirmi dove è stato in queste 24 ore?

Il primo dirigente Silvana Veneto, era seduta alla sua scrivania, intenta a leggere dei rapporti, parlò senza degnare Ivan di uno sguardo.
Aveva circa 48 anni e da sempre era stato un funzionario di Polizia, ed aveva sempre diretto commissariati di provincia. Nulla di particolarmente esposto alla criminalità; ma tutto sommato era una tipa in gamba e preparata. Ora il fardello che aveva sulle spalle, avevano fatto in modo che invecchiasse più velocemente; mostrava più dell'età che aveva, erano comparse delle tremende occhiaie e delle profonde rughe sul suo volto, che ne deturpavano i piacevoli lineamenti.
Ivan provò compassione per quella immagine, ma pensò che nessuno avrebbe potuto essere immune dalle ferite fisiche e morali, che questa nuova realtà portava. Non riusciva a spiegarsi perché, la figura che aveva d'avanti, era chiamata da tutti Macchiavelli.

-Dottoressa, comandante, mi sono perso mentre tornavo dalla ricognizione.
- L'unica persona di questo reparto che ha una specializzazione in navigazione ed orientamento, si perde?! Per di più in una zona che conosce bene?

Rispose in tono sarcastico, senza staccare gli occhi dal rapporto che stava leggendo.

- A quanto pare, può capitare, rispose Ivan.
- La smetta di dirmi stronzate, crede di parlare con una cerebrolesa? Urlò, alzandosi di scatto dalla sedia e sbattendo con forza entrambe le mani sulla scrivania.
- Cosa cerchi la fuori? Chi speri di trovare? Li fuori ci sono solo quei dannati mostri cannibali, e qualche sopravvissuto senza cervello. Continuò sempre più adirata.

Dopo qualche minuto di silenzio, aspettando una risposta da parte di Ivan, che non arrivò, si lasciò cadere spossata sulla sedia e con tono quasi implorante disse:
- ho cancellato troppi nomi, dall'elenco del personale a disposizione, non voglio cancellare anche il tuo, per una tua fissazione.

- Quel nome lei lo ha cancellato 6 anni fa, comandante. Rispose Ivan, con rabbia.

Assistente Zamorano chiama casa sicura, passo!!
Casa rispondete se mi sentite, passo!
Qui casa sicura, identificarsi. Ripeto identificarsi!! Passo.
Veicolo sconosciuto, identificarsi, non avvicinarsi al perimetro o faremo fuoco, passo.
Casa sicura sono Zamorano, non sparate, ripeto non sparate, passo.
Veicolo sconosciuto, sei Zamorano che conosciamo?! Passo!!
No imbecille, quello che si scopa tua madre!!
Sei tu Max?
Si Ivan, sono io alla radio; Macchiavelli è incazzata nera, appena ti vede ti fa il culo.
Come sempre Max, come sempre. Intanto apri il cancello e non farti prudere le mani.

La casa sicura era una ex fabbrica tessile, costruita agli inizi del '900, con mura perimetrali abbastanza alte e solide, per sentirsi al sicuro. Alla sommità delle mura erano appostati dei cecchini con armi silenziate, così che i mostri potessero essere abbattuti ad una distanza di centinaia di metri dal perimetro, nel più assoluto silenzio.
Gli ambienti non erano certo confortevoli, fabbricati in pietra o in ferro, umidi e sporchi; il piazzale di terra battuta era diventato un pantano grazie alla pioggia che in questo periodo sempre è presente nella provincia di Varese.
Guardando la fabbrica Ivan penso che di questi tempi era meglio del Hilton.
Parcheggiò il mezzo, un subaru fuoristrada con i colori d'istituto della Polizia di Stato, vicino alle camerate.
Max lo spartano gli veniva incontro, un bestione di 188 cm, pieno di muscoli e testa rasata; un perfetto naziskin. Un naziskin solo nell'aspetto; in realtà un italiano medio.... Il suo mantra era "che me ne fotte a me...".

Oh Ivan ma dov'è il fucile?
Lascia stare Max ... Ad ogni modo grazie oggi mi hai salvato il culo!!
Chi io? Ma se non ti vedo da tre giorni?
Max ... Ma sei scemo di nascita, o stai studiando per esserlo?
Oh nonno vaffanculo.... Che c'è non hai scopato? O non riesci a cagare?!
A proposito il capo ti vuole a rapporto immediatamente; mi sa che stavolta ti fa nero!

Max è una vita che mi fa nero, forse è per questo che ho il cazzo più grosso del tuo.
Ahahahah Ivan tu hai bisogno di scopare fratello mio... Ora vai, ti aspetta!!


martedì 22 ottobre 2013

Ci vedremo un'altra volta

Go Ivan, GO, GO.
Porca troia per un pelo non ci restavi secco! quel cazzo di mostro uscito all'improvviso, per poco non ti fotteva.

Mi spiace DIO ci vedremo un'altra volta, e il tuo sacro culo si è salvato ancora.

Tre colpi in due secondi! è facile far centro a quella distanza, con bersagli in lento movimento! mira, trattieni il respiro, spara! ma vaffanculo! "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Se poi il mare è una mandria di mostri che vogliono mangiarti ...
Hai colpito 6 bersagli in, mi pare, 10 secondi. Non ti hanno fottuto, solo perché sono stupidi e inciampavano sui corpi dei lori caduti. Non parliamo poi del settimo ritardatario, che non hai neanche considerato visto e sentito, fin quando non ti ha quasi azzannato. Fanculo.

Quel fottuto istruttore lo ha ripetuto all'infinito; fin quando non siete fuori; fin quando tutti i bersagli non sono ammanettati, state sempre all'erta, ascoltate l'ambiente, stringete il culo e spalancate le orecchie, rilassatevi solo quando vedrete la brutta faccia del vostro comandante!

Forza, basta pensarci, porta il tuo grosso culo via di qui. Hai solo 16 proiettili e l'arma corta. L'arma lunga è andata, l'hai lasciata lì. Coglione!!!

Dovrò inventarmi una scusa moooolto convincente, altrimenti quei bastardi mi faranno pulire i cessi per un mese, e soprattutto dovrò affrontare la "ramanzina" del Macchiavelli.... Preferisco i cessi.

Andiamo, dai sintonizzati sull'ambiente, stringi il culo ed apri le orecchie, avanza, ascolta e avanza; il mezzo è su quella cazzo di collina. Non fare più stronzate! AVANZA, ASCOLTA, AVANZA.

lunedì 21 ottobre 2013

Lo spartano

Cazzo!! È un sacco di tempo che sono chiuso qui dentro, e non sono ancora riuscito a mettere giù un piano degno di questo nome.
Devo agire, non c'è la cavalleria o il team B a venire a salvarmi! Conta solo su te stesso!
 Dunque siamo in rapporto 6 a 1, e spero che tale rapporto sia rimasto invariato. Porca puttana mi sarebbe bastato avere qui Max lo Spartano, quello si che aveva due palle enormi. Cazzuto, bruciato quanto basta e forte come un toro!
E poi 2 contro 6 sarebbe stato accettabile.

Un momento!! Cazzo gli Spartani!! Giusto gli Spartani, La battaglia delle Termopili, 300 contro migliaia!!
 Leonida fa in modo che gli avversari vengano imbottigliati, e i persiani affrontino i suoi guerrieri in pari numero.

Si!!! Si può fare, in più quelle cose la fuori non sono furbe ed intelligenti. Sono semplicemente delle bestie mosse dall'istinto di sbranarmi. Non pensano, non riflettono, vengono avanti, avanzano senza fermarsi. Scelgono sempre la strada più immediata.

Si può fare... Grazie regola delle P..... Forse mi hai salvato il culo.

Allora mi piazzo nell'angolo opposto alla porta e creo con quello che ho a disposizione un imbuto, in modo che vengano avanti uno alla volta; quando saranno incolonnati a circa 3/4 m, dovrei riuscire a piazzare un colpo in testa al bersaglio che ho davanti, con un ritmo di uno al secondo.

Dai coglione non dubitare, al poligono ne esplodi tre in due secondi! A quella distanza non puoi sbagliare. E se sbagli puoi sempre morire gridando "QUESTA È SPARTAAAAAA!!!!!" Ahahahahahah.....

Ok è tutto pronto.... Colpo in canna, arma lunga vicino alla porta, se riesco la recupero dopo!! Tanto se la avessi addosso fornirei solo un appiglio in più alle bestie e con la "fortuna" degli sbirri, magari qualcuno di quelle cose trova il jolly.

Ricorda le priorità evadere e scappare. Non ci sono ostaggi da salvare, terroristi da arrestare. E cazzo nessun Giudice a giudicare le tue azioni..... Wooooow nessuna inchiesta, nessuna deposizione, nessun esame balistico.
Quindi, "un colpo, un morto".

DIO visto che hai permesso tutto questo, se andrà male e tra poco la mia anima si presenterà al tuo cospetto, giuro che ti prenderò a calci nel sacro deretano.


Fuga ed evasione

Forza Ivan è ora di portare il culo fuori di qui.

Analisi della situazione; sono chiuso in una stanza di questa specie di cascina. Una porta di robusto legno, una finestra situata a circa due metri di altezza dal pavimento, dotata di sbarre. Sul lato destro un tavolo da campeggio in alluminio, tre sedie pieghevoli, anch'esse in alluminio, una credenza in uno stile che non saprei riconoscere, e una cucina in maiolica che, se ristrutturata, costerebbe un occhio della faccia.
Pareti in mattoni pieni. Sul lato sinistro banco da lavoro dotato di rastrelliera con vari attrezzi. 

Soggetti ostili; se non ho contato male erano sei, nessuna protezione alle parti vitali, resistenti al dolore, determinati senza timore di essere abbattuti.

Dotazioni; arma corta con 30 proiettili distribuiti in due caricatori; arma lunga solo 5 proiettili; pugnale tattico da combattimento.

Cazzo sono messo proprio male.
Pensa Ivan, Prima Pensa Poi Procedi.

Priorità; evadere e fuggire.
In caso di scontro a fuoco usare il B.B.H. (Body-Body-Head).  No, pirla, troppo tempo e loro sono 6 se non si sono aggiunti altri nel frattempo. Occorre rischiare, un proiettile al corpo ed uno alla testa.

Ma dai chi cazzo credo di essere Robocop o un fottuto Power Ranger...
Se solo smettessero un minuto di battere su quella porta, potrei elaborare qualcosa di serio e soprattutto fattibile.
Cristo Ivan abbraccia la paura, non abbandonarti al terrore.
Il terrore immobilizza, ti rallenta non ti permette di essere pronto, scattante, reattivo e lucido.

La regola delle 12 P.

Ok Ivan ricordati la regola delle 12 P.
Prima Pensa Poi Procedi,
Perché Procedimenti Poco Pensati,
Possono Produrre,
Parecchie Puttanate.

Puttanate significa morte, una atroce morte.

Immagina di essere ad Abbasanta al corso, immagina di essere in una lezione e che questa è la tua prova, che faresti? Quale vie di fuga? Quali armi? Quanti sono i terroristi? Dove sono ubicati?
Non avere fretta, sei temporaneamente al sicuro e invisibile. Ricorda l'addestramento, ricorda le 12 P.
Esamina, valuta e procedi.
Non scacciare la paura, essa ti é amica; la paura evita distrazioni, evita Puttanate.

Perso in questi richiami "scolastici", chiudo gli occhi e metabolizzo la paura.

Mi chiamo Ivan Zamorano e mi trovo catapultato nella apocalisse.